Quando arriverà un alieno sulla terra, cosa penserà delle valute che utilizziamo?
Sono partito da questa domanda, per confermarmi che abbiamo sbagliato già abbastanza nel mondo Web3. Il primo grande errore è stato il linguaggio.
Partiamo dalle criptovalute.
VALUTA 1
- Trasparente e tracciabile da parte di tutti: chiunque può vedere tutto lo storico di movimenti negli anni,
- Libera e disintermediata: chiunque può accedervi e nessuno può bloccarne il flusso,
- Regole chiare per TUTTI già definite e scritte da tempo,
- Finita: c’è un limite massimo di valuta che circolerà (Bitcoin: 21 milioni).
VALUTA 2
- Pochissimi possono verificare le transazioni,
- Pochissimi possono bloccare i flussi di tutti,
- Pochissimi possono cambiare le regole, anche in modo retroattivo.
La valuta 1 Bitcoin, viene definita “cripto valuta”.

Mi ricorda l’Accademia della Crusca che “cripto” viene dal greco e dal latino ed il significato è “nascosto”. E già nasconde un’accezione negativa che appena la sentiamo ci fa insospettire. Se dico che una persona è criptica, sicuramente lo sto descrivendo in modo negativo.
C’è la parola “nascosto” che ci fa subito alzare le antenne. È qualcosa di nascosto. Ci sarà da fidarsi?
Le criptovalute si chiamano così (purtroppo) perché derivano dalla crittografia.
Una scienza utilizzata da migliaia di anni prima di Cristo per esempio per le comunicazioni cifrate, perché la crittografia serve per nascondere le parole, celare la lingua (cripto – grafia).
La cosa buffa, si fa per dire, è che in Bitcoin la crittografia viene usata al contrario.
La si usa per dare fiducia e per evitare che ci sia un terzo a confermare le transazioni. Quindi in questo caso la crittografia certifica, ufficializza, è quindi positiva.
Con i Bitcoin la crittografia è intrinsecamente generatrice di fiducia.
Eppure noi chiamiamo questa valuta criptovaluta. Per forza che il primo pensiero sia relativo a qualcosa di oscuro, da nascondere appunto. E di cui fidarsi poco.
Poi nascono gli NFT. I non fungible token.
Ora chiunque, anche i possessori di Bored Ape Yacht Club o i founder di Yuga Labs, penso saranno d’accordo con me nel dire che NFT è un acronimo terribile. Difficile da pronunciare in quasi tutte le lingue del mondo. E poi c’era già un altro acronimo dal suono simile nella tecnologia. L’NFC. Near Field Communication. Una tecnologia che ormai da anni anche i cellulari hanno incorporato.
NFC e NFT… sempre per aiutare la comunicazione.
Pensare che ci sono dei progetti (stupendi) di NFT che prevedono l’utilizzo degli NFC collegati agli NFT. Altri ancora mi chiedono “tu che ti occupi di questi ETF” (investimenti finanziari)? Confondendoli chiaramente con gli NFT. E poi il fatto che siano “non fungibili” non è proprio la questione più importante. Addirittura molti NFT sono anche fungibili… Tanto per non alimentare la confusione.

Vi prego, troviamogli un altro nome.
Come ha fatto Reddit.
Due numeri per capirci.
Opensea, il marketplace di NFT più diffuso al mondo, ha circa 2.3 milioni di wallet attivi.
Reddit, l’aggregatore di news noto soprattutto negli USA, ha lanciato il suo marketplace in luglio, insieme alla sua collezione di NFT. Ma non li ha chiamati NFT. Li ha chiamati Collectibles, ha parlato di avatar. Invece di parlare di wallet, ha parlato di vault, ovvero cassaforte.
Ha incassato oltre 6 milioni ma soprattutto ha aperto più di 2.5 milioni di wallet.
In pochi mesi ha superato il maggior marketplace del mondo, (anche) grazie ad un diverso linguaggio. Troviamo un nuovo nome agli NFT?
Altrimenti ci penseranno Meta o Twitter.
Diego De Simone, articolo originale su Linkedin.