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Alternative Web3 alle applicazioni di uso quotidiano

Con l’avvento della decentralizzazione, molte app decentralizzate (dApp) sono nate come sostitute di quelle centralizzate.

Pensa a Google, alle applicazioni di Meta o a Spotify: i tuoi dati sono in mano a organizzazioni centralizzate che li utilizzano, in particolare, per trarre un guadagno.

La nuova generazione di dApp include tutte le funzionalità delle app attuali ma con vantaggi aggiuntivi, legati soprattutto alla privacy.

Le app decentralizzate: cosa sono ed esempi

Con diversi casi d’uso esistenti nel mondo reale per la tecnologia blockchain e in particolare per Ethereum, è evidente che l’era del Web3 non è solo teoria.

Di seguito riportiamo alcuni esempi di alternative Web3 alle app che utilizziamo quotidianamente.

Google – Brave

Google è probabilmente l’azienda che offre i servizi più comodi e utilizzati a livello mondiale, ma è anche quella che sa tutto su di noi.

Come quella volta che hai cercato un paio di scarpe su Google e il giorno dopo ti è comparsa una pubblicità proprio di quelle scarpe mentre cercavi tutt’altro.

Tutto ciò che fai sui browser centralizzati, dalla visita ad un sito fino ad un acquisto viene monitorato e condiviso con terze parti, che utilizzano questi dati per mostrarti annunci mirati.

Vendere spazi pubblicitari è l’entrata maggiore di Google, con cifre stimate oltre i 100 miliardi di dollari annuali. E nonostante il fastidio che possono creare all’utente, soprattutto quando si apre un sito web e compaiono annunci che non permettono di leggere ciò che realmente ci interessa, non sembra vogliano liberarsene. 

In questo modo molto spesso rovinano la tua esperienza di navigazione, spingendoti ad abbandonare la pagina che stavi visualizzando. 

L’alternativa ai servizi Google si chiama Brave

È un browser internet incentrato sulla privacy dell’utente. Ha varie caratteristiche uniche, ad esempio:

– Nessuna pubblicità

– Ricompensa sugli annunci: puoi scegliere di avere annunci sul browser e essere ricompensato con un token creato da Brave chiamato BAT (Basic Attention Token) se li guardi.

– Nessun dato personale tracciato

– Risparmio di tempo e di consumo dei dati mobili: nella homepage di Brave puoi vedere quanti dati e tempo hai risparmiato rispetto all’utilizzo di altri browser

Inoltre Brave ha lanciato il proprio wallet crittografico integrato nel browser desktop. A differenza della maggior parte dei wallet, il Brave Wallet non richiede estensioni: è nativo del browser, riducendo i rischi per la sicurezza. Gli utenti possono effettuare transazioni con quasi tutte le risorse crittografiche con sicurezza e prestazioni superiori, nonché connettersi con altri portafogli e DApp Web3.
Nello specifico, con il Brave Wallet, gli utenti possono:

– Visualizzare grafici di mercato in tempo reale e storici (dati sui prezzi forniti da CoinGecko)

– Trovare la migliore corrispondenza di prezzo rispetto a un elenco di fornitori con funzionalità di scambio integrata

– Inviare e ricevere risorse

– Acquistare con fiat tramite Wyre

– Interagire con le DApp per qualsiasi rete compatibile con EVM

– Gestire il portafoglio — con token non fungibili (NFT) e supporto multi-chain I

– Importare facilmente il proprio wallet da MetaMask e altri wallet di auto-custodia, o portafogli hardware come Trezor e Ledger

– Inviare e ricevere NFT

Grazie a queste caratteristiche, gli utenti mensili attivi sono raddoppiati, passando dai 24 milioni di dicembre 2020 agli oltre 50 milioni di fine 2021.

Spotify/Apple Music/Amazon Music – Audius

Negli ultimi anni i servizi di streaming musicale hanno realizzato guadagni da oltre 8 miliardi di dollari, una cifra impressionante che non arriva quasi mai agli artisti.

Infatti, queste piattaforme danno una parte del ricavato degli ascolti alle etichette, che ne trattengono una parte prima di pagare gli artisti. Ciò può non essere un problema per cantanti affermati e seguiti, ma non è sostenibili per gli artisti emergenti.

Audius nasce per risolvere questo problema.

Infatti, qui qualsiasi creator musicale può caricare i suoi contenuti e monetizzare grazie a quelli. E non si hanno restrizioni come la necessità di firmare un contratto con un’etichetta discografica o avere un seguito già numeroso.

La piattaforma ad oggi ha accolto oltre 100.000 artisti con oltre 6 milioni di utenti mensili. A livello di ricavi, per ora solo il 12% va agli artisti, ma l’obiettivo della piattaforma è arrivare al 90%. Questo è possibile perché non ci sono intermediari e una volta che il progetto sarà avviato gli artisti saranno gli unici e veri proprietari della loro musica.

Youtube – Odysee

Come per le piattaforme di streaming musicale, anche quelle di streaming video hanno svariati problemi.

Principalmente questi sono legati al copyright, alla censura, alle pubblicità insistenti e fastidiose ed infine ai bassi ricavi che ricevono i creators.

Infatti, nonostante queste piattaforme vivano per i contenuti che vengono caricati dagli utenti, YouTube assorbe la maggior parte dei guadagni dati dalle inserzioni. 

Per risolvere questo problema è nata Odysee, creata dal team di LBRY, un protocollo blockchain di condivisione di video e altri file multimediali.

A differenza di YouTube, i video non sono memorizzati su server centralizzati ma da nodi nella rete: i computer nella rete condividono i dati e li mantengono online. La blockchain LBRY contiene solo le informazioni su dove trovare i file.

Il creatore del file ne detiene la proprietà e lo scambio di contenuti è diretto e non tramite piattaforme intermediarie come YouTube.

Instagram – Showtime

I social network sono sicuramente le applicazioni centralizzate che più il Web3 cerca di “combattere”: se un giorno Instagram chiudesse, gli influencer e i creator che vivono grazie a questo dove finirebbero? E le aziende che utilizzano i social come tramite per vendere i prodotti e farsi pubblicità? Per questo la decentralizzazione, il possesso dei propri contenuti e un rapporto diretto con la propria community è fondamentale.

Inoltre, questi social conoscono tutto di te: nome e cognome, data di nascita, numero di telefono, email, le cose che ti piacciono e il tempo che trascorri sull’app.

Queste informazioni servono a mostrarti annunci mirati. Infatti, come Google, anche Meta (ex Facebook) detiene quantità enormi di dati personali che vende ad aziende terze perché si facciano pubblicità. Grazie a questo ottiene circa l’80% dei suoi ricavi annuali.

Nonostante l’interesse di Mark Zuckerberg nei confronti di NFT e Metaverso, non pensiamo avrà in mente di abbandonare questa fetta fondamentale delle sue entrate.

Showtime è un social media decentralizzato, perfetto per mostrare e scoprire arte digitale sotto forma di NFT.

In mostra sul proprio profilo si troveranno i token non fungibili posseduti, mentre si può mettere like, commentare e condividere quelli di altri. Un’altra funzione interessante è la possibilità di creare, acquistare e vendere NFT gratuitamente sulla dApp.

Esistono anche altre dApp come Aether, Mastodon, Minds, Diaspora e MeWe che forniscono social media decentralizzati e che non raccolgono dati per mostrare annunci mirati.

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