Da dove nasce il termine metaverso? Come si è sviluppato questo concetto nel tempo?
Dalla fantascienza…
Per capire la storia di questo “universo parallelo” (da “meta” = all’interno e “verso” = abbreviazione di universo) dobbiamo partire dal primo utilizzo del termine, nel romanzo di fantascienza “Snow Crash” dello scrittore americano Neal Stephenson, uscito nel 1992.
In questa storia, il protagonista Hiro cerca una via di fuga dalla sua vita insoddisfacente. Nella vita fa il fattorino, ma nel tempo libero è un hacker che riesce a creare una realtà virtuale nella quale scappare. Accede a questo metaverso con un paio di occhiali e di cuffie e lo condivide con gli altri utenti della rete.
All’interno di questo mondo Hiro ha un proprio avatar, che rappresenta il proprio alter ego digitale.
In seguito a questo romanzo, è uscito nel 2018 un film diretto da Steven Spielberg che rappresenta fedelmente cosa può essere un metaverso: il film si intitola Ready Player One.
Nella pellicola viene raccontata una storia fantascientifica ma non troppo. Nell’anno 2045 la vita sulla Terra è rovinata da inquinamento e sovrappopolazione. Le persone, per sfuggire a questa vita insostenibile, entrano nel mondo virtuale di OASIS dove vanno a scuola, lavorano e vivono esperienze. Tutto cambia quando il co-fondatore di questo metaverso muore e annuncia una gara: il vincitore riceverà il controllo totale di OASIS.
… alla realtà
Il concetto di Metaverso non è rimasto solo un’idea di letteratura e filmografia. Infatti, sono sempre di più gli esperimenti di mondi virtuali che stanno nascendo in questi anni.
Nel 2003 viene lanciato Second Life, la prima piattaforma in grado di gestire un mondo virtuale che integrava strumenti di comunicazione sincroni (in tempo reale) ed asincroni.
Linden Lab, la società statunitense dietro a questo progetto, ha realizzato un’applicazione in grado di collegare molteplici campi della creatività: intrattenimento, arte, formazione, musica, cinema, giochi di ruolo, architettura, programmazione e impresa per citarne alcuni.
Un altro esempio è Fortnite, un videogioco che ha iniziato ad ospitare concerti ed eventi all’interno della piattaforma stessa. In questo modo, oltre ai campi di battaglia che caratterizzano il gioco, è diventato anche un luogo virtuale dove incontrarsi e passare il tempo assistendo ad esibizioni e acquistando beni virtuali.
Il metaverso è definibile come uno spazio virtuale condiviso, creato dal mix di realtà fisica virtualmente migliorata e spazio virtuale, inclusa la somma di tutti i mondi virtuali, la realtà aumentata e Internet.
Possiamo pensare al metaverso come ad un concept del futuro sviluppo di Internet, composto da spazi virtuali 3D condivisi. Lo spazio potrebbe essere un sito Web, un’app mobile, un videogioco, una chat room o un ambiente di realtà virtuale: l’importanza non è incentrata sul mezzo specifico, bensì sulla continuità dell’identità digitale e della proprietà.
Oggi più che parlare di metaversi parliamo di mondi virtuali. Il concetto di metaverso è legato ad un futuro collegamento in cui gli utenti potranno entrare ed uscire da questi differenti mondi virtuali, mantenendo la propria identità digitale, che diventa a tutti gli effetti interoperabile.
Parlando di mondi virtuali “veri e propri”, invece, nel 2018 Decentraland ha lanciato il suo universo. In questo spazio gli utenti, dopo aver creato il proprio avatar, possono acquistare, affittare e vendere lotti di terra tramite pagamenti in criptovaluta. Questa mossa ha interessato subito aziende di tutti i settori, che hanno deciso di investire nel real estate virtuale per essere presenti dove si trovano i loro clienti.
Tra i brand che hanno investito in Decentraland troviamo Sotheby’s, casa d’aste londinese, che ha creato una galleria virtuale acquistando una land. Lo stilista Philip Plein ha investito 1.4 milioni di dollari in un lotto di terre per poter realizzare negozi al dettaglio di lusso, intrattenimento, un museo d’arte, un hotel e residenze di lusso. E ancora la Fashion Week si è tenuta all’interno di Decentraland, mentre Republic Realm ha acquistato un enorme terreno per poter replicare un famoso quartiere dello shopping di Tokyo, chiamandolo Metajuku.
Oltre a Decentraland troviamo The Sandbox, Spatial, Versy, The Nemesis, Over, e tantissimi altri mondi virtuali in cui aziende, artisti e brand possono sfruttare gli spazi come nuova forma di marketing, di esperienze immersive, di gaming o di shopping.
L’ultimo grande passo in questo verso è stato sicuramente il cambio di nome dell’azienda Facebook (che possiede anche Instagram e Whatsapp) in Meta, a fine 2021.
Con questa mossa, il concetto di metaverso è tornato d’attualità e in molti si sono chiesti a che punto dell’evoluzione ci troviamo.
Con questo rebranding della società, Mark Zuckerberg ha dichiarato una mission aziendale più ampia: creare una versione totalmente nuova dell’esperienza web, un metaverso in cui tutti saranno in grado di essere dove vogliono senza spostarsi di casa, che sia a lavoro, un’uscita con gli amici o a casa di qualcuno che abita dall’altra parte del mondo.

Metaverso: chi c’è e a che punto siamo?
Tra le celebrità, le case di produzione di videogiochi, le aziende di tecnologia, i marchi di moda, i supermercati, le aziende turistiche e la pubblica amministrazione… l’interesse principale è poter sfruttare le capacità di Internet per fornire agli utenti l’esperienza di interagire di persona.
Poter essere dove i clienti effettivi o potenziali sono è essenziale per loro. E ciò comporterà implicazioni su tutti gli aspetti della nostra vita, dal lavoro all’intrattenimento, dall’economia al diritto.
Nvidia ha creato una sua piattaforma, Omniverse, che fornisce software per aiutare le aziende nel creare i propri metaversi. Microsoft ha lanciato Mesh, una piattaforma di realtà mista che integrerà Teams e altre applicazioni. Microsoft sta dando una svolta aziendale al metaverso, offrendo un visore per la realtà aumentata HoloLens alle aziende e alle agenzie governative. Da non sottovalutare anche l’acquisizione di quasi 70 miliardi di dollari del gruppo Activision Blizzard, che è diventata la realtà del mercato dei videogames più rilevante al mondo. Le stime parlano di un mercato di tecnologie che include giochi, visori per realtà virtuale, gadget e servizi online emergenti, che ha superato i 49 miliardi di dollari nel 2020 e crescerà di oltre il 40% ogni anno.
Anche Google non resta a guardare: il suo Project Iris potrebbe diventare l’acerrimo nemico di Apple e di Meta nel mercato dei visori per la VR.
Il mondo virtuale cresce e si evolve costantemente in base alle decisioni e alle azioni della società al suo interno. Le persone saranno in grado di entrare nel metaverso, virtualmente o interagendo con parti di esso nel loro spazio fisico, con l’aiuto della realtà aumentata.
Scopri in questo articolo le possibili applicazioni del metaverso per le aziende.
Conclusioni
Nel 2022, la maggior parte delle applicazioni del metaverso sono ancora giochi o esperienze “open world”. Applicazioni aggiuntive sono spesso menzionate da esperti di tecnologia che lo immaginano come futuro teatro di attività e funzionalità simili a quelle viste nel mondo reale. Invece di giochi orientati all’obiettivo, incontri sociali non competitivi, dove gli ambienti virtuali e i beni utilizzati sono creati dagli utenti. Un’economia virtuale, dunque, connessa al mondo reale, che consente agli utenti di trarre profitto anche dagli NFT.
Il metaverso verrà così non solo utilizzato in un’ottica di gaming, ma sarà un luogo di lavoro e socialità. Uno sviluppo dei social network e delle call di lavoro, un luogo per il web3. Digitale e reale saranno intrecciati attraverso le tecnologie di realtà aumentata e virtuale, interconnesse su una infrastruttura blockchain.
Se hai in mente di realizzare un progetto nel metaverso per la tua azienda, scrivici a info@moonia.it